Dopo le
immagini, già pubblicate, della Chiesa di S. Francesco (zona Vina - S.
Filadelfio), la Chiesa “vecchia” di S. Lucia con annesso ossario, la Chiesa
“nuova” di S. Lucia, annessa all’antico borgo del XVIII secolo, edificata
verso la fine del XIX secolo; riprendiamo, Carlo Incudine in “Naso
Illustrata” del 1882, quando dice:
“... il
sacerdote Giuseppe Merendino costruì un tempio, dedicato a N. S. di
Portosalvo e all’Anime del purgatorio; ...”.
Lo stesso,
chiamato anche, “Chiesa Nova”, fu edificato, insieme alle prime case del
Borgo di Capo d’Orlando in espansione, nella seconda metà del 1800 dalla
famiglia Merendino, che la donò al “nuovo” Comune subito dopo il settembre
1925 con l’autonomia amministrativa del Borgo dal Comune di Naso.
La “Chiesa
Nova” riportò dei danni nel terremoto del 1978 che la resero inagibile, e
malgrado sia stata “restaurata” attualmente è chiusa “solo” al Culto.
Con questa
premessa storica e con le valutazioni di carattere architettonico, il
redattore del “vecchio” strumento urbanistico vigente (PRG Calandra), la
inseriva nelle - Zone “BCA” - come architettura religiosa
ancora esistente da recuperare, con l’applicazione delle norme
previste dall’art. 57 del Regolamento Edilizio Comunale.
A tutt’oggi
l’iter di salvaguardia previsto non è stato avviato e il risanamento del
“tempio, visto lo stato di degrado, rischia di non essere più realizzabile.
Sollecitato da
vari cittadini, si riportano le lamentele più diffuse:
a)
il mancato rispetto della volontà espressa da chi contribuì
con i “fatti” alla formazione e alla crescita della nostra città, donando
alla pubblica fruizione un “bene privato”;
b)
l’abbandono di uno dei pochi “beni architettonici” da
tutelare e da mantenere in base al PRG (Calandra) vigente.
Inoltre si
chiedono se la Sezione per i Beni Paesistici, Architettonici ed Urbanistici
della Soprintendenza di Messina ha relazionato in merito; ed invocano la su
citata autorità, se ancora non ha provveduto, a predisporre tutti gli
atti necessari affinché si possa recuperare tale “Bene” alla destinazione e
alle funzioni originarie.
Il gruppo di
cittadini che si è fatto promotore per riaprire al Culto la “Chiesa
Nova” evidenzia: che questa comunità è nata, ha cresciuto i propri figli, e
si è sviluppata celebrando gli avvenimenti della vita di credente, passando
per questo luogo, e sono fermamente convinti dell’importanza che lo stesso,
ricoprirà nel futuro quale testimonianza architettonica, che
ricorderà l’epoca e la cultura del tempo in cui è stata proposta.
I naturali del
luogo hanno dimostrato con le loro iniziative di volere ciò a dispetto di
chi in nome della “modernità”, della “grandezza”, degli “spazi più
opulenti”, vuole cancellare un pezzo di storia delle “nostre” origini,
in quanto sono convinti che il progresso di una comunità passa, soprattutto,
attraverso la conoscenza delle proprie radici.