Feste chiassose con
danze e comportamenti sfrenati.
Durante tali feste
diventava lecito qualsiasi gesto (anche contrario al pudore) venisse
in mente ai partecipanti (maschi e femmine) eccitati da quel furore.
In onore di Dioniso,
nell’antichità venivano celebrate tante feste e cerimonie religiose.
I Romani ne facevano
due l’anno: le “baccanali” a primavera; le “brumalia” a novembre.
Lo storico orlandino
Franco Ingrillì afferma che la “festa dei Giudei”, tutt’ora organizzata a S.
Fratello (ME)
durante la settimana di Pasqua, assomiglia alle baccanali
dell’antichità.
Lo storico
sanfratellano Salvatore Mangione, però, sostiene che non è vero: la “festa
dei Giudei”, secondo lui, ha un’origine cristiana, iniziata nel
medioevo.
L’idea, che
giustificava i riti dionisiaci, era questa: la vita per alcuni è bella e
gioiosa; per altri è brutta e piena di sofferenze.
E’ bella per le
persone sane e ricche; è brutta per i poveri, gli schiavi e le donne (di
quei tempi).
La religione degli dei
dell’Olimpo insegnava che l’ordine del mondo non si poteva cambiare perché
era necessario che restasse quello che era.
Con i riti dionisiaci,
invece, i partecipanti sperimentavano che il mondo poteva essere visto in un
modo completamente diverso.
Bastava liberare gli
istinti, nascosti dentro di loro.
In tal modo i seguaci
di Dioniso che praticavano i suoi riti, acquistavano fiducia in se stessi,
si sentivano più forti e per ciò uguali ai più fortunati, favoriti dagli
dei.